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Il Giardino Rampante

Il giardino rampante combina uno sguardo tecnico-scientifico con uno investigativo-progettuale per esplorare le più recenti forme di integrazione di architettura e natura, ovvero i giardini verticali, e proporre probabili visioni di paesaggio urbano. Il primo a cura dell'unità dell'Università di Siena - Ecodynamics Group - diretta da Simone Bastianoni, il secondo a cura dell'unità dell'Università di Firenze - sezione architettura del paesaggio - diretta da Gabriele Paolinelli.
La direzione esecutiva e la comunicazione per la redazione de Il Giardino Rampante è a cura di INDACO2, società spin-off dell'Università di Siena, diretta da Riccardo M Pulselli (www.indaco2.it).

Il Giardino Rampante è un prodotto del progetto GREENED, una ricerca a cura di Ecodynamics Group, equipe di ricercatori del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, insieme con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, finanziato nell’ambito del bando PAR FAS Regione Toscana 2007-2013, linea d’azione 1.1.a.3.

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Nell’ambito del progetto GREENED, è stata condotta un’analisi del profilo/performance ambientale di giardini verticali di tipo Living Wall, a partire dal monitoraggio di un prototipo con piante realizzato da SUNDAR Italia presso la loro sede di Lonigo e un altro prototipo con prato realizzato da VERDEPROFILO nella sede IUAV di Mestre.

Step 1) Entrambi i prototipi sono stati monitorati da un team di ricercatori dell’Università IUAV di Venezia, insieme con Ecodynamics Group. L’analisi energetica ha rivelato che il sistema Living Wall installato su un fronte sud, sud-est o sud-ovest determina un contenimento dei consumi energetici per il condizionamento estivo dovuto alla protezione della facciata dall’irraggiamento solare diretto, alla ventilazione passiva e all’evapotraspirazione.

Step 2) monitoraggio del ciclo di vita del giardino verticale dalle fasi di produzione delle parti costruttive (incluse le piante e le componenti strutturali) e loro assemblaggi, alla manutenzione e fertirrigazione nel tempo, fino all’ipotetica dismissione e trattamento di fine vita delle componenti organiche e strutturali. I risultati mostrano i principali impatti ambientali generati nelle varie fasi, ad esempio le emissioni di CO2 equivalente in atmosfera (carbon footprint). È risultato che il ciclo di vita del Living-Wall, in determinate condizioni (es. piante prodotte con criteri di filiera corta; sistema integrato di raccolta delle acque piovane per irrigazione), può generare emissioni pari a 2,6kg/m2 di CO2 equivalente anno (i.e. 256 kg di CO2-eq anno per 98m2 di facciata).

Step 3) stima dei possibili benefici ambientali del sistema Living Wall installato su una facciata esposta verso sud, sud-est o sud-ovest in termini di risparmio energetico. Gli effetti sul contenimento dei consumi energetici per un edificio esemplare di 1000m3, corrispondono ad una quota di emissioni evitate pari a 1,7kg/m2 di CO2 equivalente anno (i.e. 167 kg CO2eq anno per 98m2 di facciata). Questo valore è una stima prudenziale (-16% dell’energia per il condizionamento estivo) che, nel caso di edifici più grandi e con l’ausilio di sistemi di ombreggiamento delle superfici finestrate, può aumentare considerevolmente (fino a oltre il 50%).

Step 4) stima della quantità di anidride carbonica sequestrata dalla biomassa vegetale in maniera permanente che, mediamente, è pari a 0,92kg/m2 di CO2 anno (i.e. 90kg CO2 anno per 98m2 di facciata).

Step 1+2+3+4) In conclusione, si deduce che gli impatti generati dal ciclo di vita del Living Wall, in termini di Carbon Footprint, risultano compensati in un tempo di 25 anni. In altre parole, i risultati mostrano una situazione di carbon neutrality entro i primi 25 anni di esercizio della struttura, ovvero una situazione in cui le emissioni nella fase di costruzione e manutenzione sono compensate dal risparmio energetico e dal sequestro diretto di CO2 nel tempo d’esercizio del Living Wall.

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